[37] Ragionare per vivere bene – Ci sono fallacie facili e fallacie difficili? – trascrizione video – dott. Mario Polito

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ARGOMENTO

IMAPARA A RAGIONARE

Mario Polito

Psicologo, Psicoterapeuta e Pedagogista

dott. Mario Polito

Mario Polito professionista apprezzato su tutto il territorio nazionale, personalità  versatile, mente analitica dal pensiero raffinato e veloce. Ha sviluppato la propria carriera in tre campi di interesse: la Pedagogia, la Didattica e la Psicoterapia pur mantenendo la stessa base teorica: filosofica esistenzialistica sociocostruttivistica. Si interessa soprattutto della Teoria della Gestalt applicata alla Pedagogia, all’apprendimento e all’insegnamento. Ha insegnato per 16 anni nelle Scuole Secondarie, di primo e di secondo grado. Collabora con le scuole per la formazione degli insegnanti sui temi del metodo di studio, della didattica e della comunicazione in classe. Ha pubblicato ben 34 libri e ha realizzato numerose ricerche statistiche, raccogliendo oltre 30.000 questionari, su vari temi.

Sito personale: mariopolito.it

CONVERSAZIONI CON IL DOTT. MARIO POLITO

Impara a ragionare:ci sono fallacie facili e fallacie difficili?

[TRASCRIZIONE VIDEO]
Il link al video si trova in fondo al testo.

[00:00:06.880] – Tatiana Ruaro

Ben tornato, ben tornata nel canale YouTube di Iocomerisorsa. Iscriviti, clicca sulla campanella per restare aggiornato, restare aggiornata sui nostri contenuti. Nel cuore di questo intrigante video torniamo ad esplorare il mondo delle fallacie, immergendoci in esempi che ci porteranno a riconoscere le fallacie di generalizzazione, delle false analogie dell’accusa tu quoque, rivelando inoltre il subdolo ricorso alla polarizzazione. Ma insieme al dottor Polito affronteremo anche il terreno scivoloso del pensiero magico e desiderante usato da guru, coach, imbonitori. Ti faremo capire anche quando e dove la reputazione, l’autorevolezza di queste persone si basi su una autoreferenzialità. Il dottor Polito ci mette in guardia dal pericolo della cosiddetta autoautorità, autoreferenzialità, perché quante volte ci siamo imbattuti il web, in queste persone che si autoproclamano esperti, magari semplicemente perché si basano su slogan come le neuroscienze dicono. Queste stesse persone, dopo essersi costruiti un’auto referenzialità, non solo offrono costosi corsi o pubblicano libri, ma spesso dominano conferenze e persino fondano le proprie accademie. Come già approfondito nei nostri video precedenti, è cruciale discernere questa autoreferenzialità, amplificata poi dalla viralità del web. Infatti, si presentano come coach, come filosofi, promettendo di arricchire le nostre vite e di farci coltivare un pensiero critico Tuttavia sono più spesso imbonitori, attratti dai like che veri professionisti.

[00:02:06.640] –

Preparate quindi a svelare questi meccanismi, di queste tattiche, e ad armarti di strumenti per smascherarle.

[00:02:20.390] – dott. Mario Polito

C’è una domanda che mi è stata fatta ed è questa: ci sono fallacie facili e fallacie difficili? Sì. Le fallacie facili sono queste, semplici: le generalizzazioni. Quando si dice tutti i maschi sono così, tutte le femmine sono così, tutti gli studenti sono così, tutti i docenti sono così, tutti i politici sono così, fermati. Quando c’è questa modalità, questo fraseggio, c’è una fallacia, fallacia di generalizzazione. Quante volte la facciamo al giorno? Troppe volte. Hai mai verificato questo tutti? Mai. Non puoi dirlo. Quindi fermati, fai un’indagine e dici: di questo gruppo di persone, questa percentuale è così, quest’altra è così, quest’altra è così. Oppure l’altra frase: visto che tu sei un maschio, sei pericoloso. Scusa. Sei maschilista perché sei un maschio. È un ragionamento che non regge. Cioè, io appartengo alla categoria: ma io, Mario, e tu, Giovanni, e tu, Paolo, in che modo siamo cresciuti, qual è la nostra esperienza? Allora, come vedi, generalizzazione, classificazione, categorizzazione, fallacie. Oppure a me, per la mia esperienza, questo farmaco è fenomenale, miracoloso. E che c’entra? La tua esperienza è stata provata da migliaia di sperimentatori, di ricercatori. Hanno fatto gli esperimenti Eppure quanti dicono: No, guarda, col cuore e malo.

[00:04:18.120] – 

Ti lo dico: No, cuore, a me è successo questo. In base alla mia esperienza è così. E vabbè, la tua esperienza e l’esperienza generale è stata verificata da altri. Come tua, la rispetto. Però può essere proposta come metodo logico per altri. Hai considerato le eccezioni? Hai considerato la variabilità? Hai considerato gli altri fattori? No. Ssshh. Buono. Altro esempio: quando si dice: “Tu sei un bugiardo”, “Anche tu”. “Un momento. Qui hai raccontato una bugia”, “Anche tu le racconti”. “Un momento”. Cambiamo il discorso. Io ti ho detto: Guarda, mi hai detto che eri uscita con le tue amiche e sei andata in discoteca. Ma anche tu racconti delle bugie alle tue amiche e gli dici che hai mal di testa? Lascia stare il mio mal di testa, lasciamo stare. Ssshh. Vedi quella anche tu, si chiama fallacia del tu quoque, conosciuta anche dai latini. Lasciamo stare. Tu hai detto questa bugia, possiamo parlare di questa? Vedi che ti spostano. Oppure la fallacia di polarizzazione, polarizzazione o di dicotomia. Noi siamo i buoni, gli altri sono i cattivi. Noi siamo, noi siamo il nuovo. Tu prendi come partito, hai preso il 25%, il 30%, gli italiani hanno scelto noi.

[00:05:52.590] – 

No, il 25% ha scelto te. Il 75% non ti vuole. Però gli italiani hanno scelto noi. Più noi e loro. Quando c’è questa cosa, noi come omogenei, loro come omogenei, calma, distingui. Poi ci sono quelle più complicate. Le fallacie più complicate di solito sono queste due: le false analogie, falsi esempi e le false cause. Ti faccio un esempio di falsa analogia. Si dice: i tossicodipendenti sono come i tumori e così devono essere estirpati dalla società. Associazione che non ha capo o coda Non c’entra niente. Un tossicodipendente è una persona, un tumore è un insieme di cellule che stanno crescendo in maniera disordinata e stanno portando disordine dappertutto. Non è la stessa cosa. Quella è una persona. Per colpa sua? Sì, alcune volte. Per colpa di altri? Sì, alcune volte. Per il traffico della droga? Per i narco-trafficanti? Sì. Ma non è la stessa cosa. Non puoi usare il bisturi per quello. Cosa fa? Che bisturi usi? Questa è una falsa analogia che non aiuta a risolvere i problemi dei tossicodipendenti. Per i tossicodipendenti ci vogliono delle comunità protette, delle leggi adeguate, delle leggi specifiche contro il traffico delle droghe, una psicoeducazione, sì, ma non ci vuole il bisturi.

[00:07:44.160] – 

Però ti hanno fatto credere in questi discorsi? Bisturi, zan, zan, zan, zan, zan. In carcere. Cioè tu prendi il tossicodiependente e lo porti in carcere, risolvi il problema. Lo devi punire perché ha rubato? Sì, ha rubato. Allora per il rubare c’è il Codice Penale che dice tanti anni per il rubare. Ma per la tossicodipendenza c’è la comunità. È un’altra cosa rubare. Se uno fa questi ragionamenti, distingue. Un altro esempio. Si dice: lo Stato è come una famiglia. Ma scusa, non c’entra niente. Lo Stato non è come la famiglia. La famiglia, innanzitutto, sono quattro gatti, come si dice, quattro persone. Lo Stato sono milioni. È la stessa cosa? Lo Stato ha la Polizia, la famiglia ha la Polizia. Lo Stato può imporre le tasse, la famiglia impone le tasse. Lo Stato ha il Parlamento per discutere, però si dice. Oppure si dice lo Stato è come un’azienda. No, perché l’azienda è organizzata sul profitto. Lo Stato no. Lo Stato deve dare a chi non ha, deve distribuire le ricchezze anche ai meno abbienti, ai bisognosi. Nell’azienda no. Se uno è ammalato, è ammalato fuori dall’azienda. Lo Stato no, non può dire: Se è ammalato, ti pago io le cure perché non puoi permettertelo.

[00:09:25.160] – 

Allora vedi, anche lo Stato Azienda, di cui abbiamo sentito parlare tante volte, fa C’è un falso. La scuola è come un’azienda, si deve parlare di produttività della scuola. Dov’è la produttività? La scuola non produce, la scuola fa acquisire competenze cognitive e pratiche con le quali poi in azienda produrrai qualcosa, ma non produce niente. Gli studenti non sono prodotti. Te l’impacchetto, no, devono stare lì a capire. Prof, non ho capito, mi spiega. Spieghi? E questo come si fa? Domanda. In azienda non si fa così. Tu hai un pezzo che non ti domanda niente. Gli devi dare il suo stampo. Come vedi, le analogie, le false analogie, sono tantissime. Un’altra fallacia, un altro esempio di fallacia, la fallacia dell’emozionalismo. Quando si dice: No, ma io questo lo sento, lo sento profondamente, quindi è vero. Ma come? Sentire una cosa profondamente non vuol dire che è vera. Che tu la senta profondamente, sei ok, ma valuta: è vera o non è vera? Quali sono le prove, le prove oggettive o di terze persone che dicono che questa cosa è vera o è falsa. Anche qui ti fai prendere dalle mani: No, no, lo sento, lo sento, lo sento, lo sento, lo giuro, lo sento.

[00:10:58.560] – 

Che c’entra? E spesso molti leader, guru, religiosi o laici parlano così: In base alla mia esperienza, vi confesso con il cuore in mano che prima io ero depresso e sono stato a letto per 15 anni, ma un giorno ho avuto l’illuminazione e da là sono diventato diverso. Se l’ho fatto io, lo potete fare anche voi. Che c’entra? L’hai sentiti questi discorsi? Quante volte si sentono questi… Se è successo a te, e poi è proprio vero, 15 anni, depressione alletto, sei stato alletto 15 anni, o è una metafora? E tu la butti così? Se è successo a me, può succedere a voi. Che ne sai tu degli altri? Che ne sai tu di me? Hanno questo gruppo di mantra: volere e potere, tu puoi guarire tutto in te, se vuoi riuscirai in tutto quello che vuoi, non hai i limiti, l’universo ti parla, tutte queste cose. È scritto, è la fallacia del pensiero magico, del pensiero desiderante. E una volta in un convegno uno che stava parlando proprio in maniera autoreferenziale di se stesso. Sto sentendo, stiamo sentendo questo, immaginiamo questa cosa. Adesso immergia. A un certo punto io gli ho detto: Scusa, ma lei che ne sa della mia esperienza?

[00:12:32.300] – 

Lei sta parlando così in generale, ma è in contatto con quello che sto sentendo io se sono triste, preoccupato, arrabbiato. Sai come mi ha risposto? Mi ha risposto dandomi della persona chiusa, rigida. Come vedi, mi ha attaccato, non ha afferrato l’obiezione che lui facevo dell’auto referenzialità. La tua esperienza è la tua esperienza. Non riguarda anche la mia. Questa è una fallacia di autoreferenzialità o di soggettività. È successo a me, può succedere a tutti. Chi l’ha detto? Quante volte usiamo questo tipo di espressione? Un altro esempio di falsa analogia o falsa associazione, se l’avrei ascoltata anche te, si dice: i genitori sono il trampolino di lancio dei figli. Che brutta metafora. Trampolino? Cioè tu che sei genitore ti senti… Ti sfrutta come trampolino. No, sarebbe stato meglio dire una persona che ti accompagna per un po’ di anni, una persona con la quale ti confronti per un po’ di anni, una persona che ti cura e ti porta l’aranciata se sei ammalata. Trampolino. Ma li dobbiamo portare nella vita. Certo, li accompagni fino alla porta. Dopo vanno da soli, Non c’è nessun… Vedi che brutta metafora. Eppure, si dice… E chi l’ha detta pensa anche di essere stato creativo, originale.

[00:14:11.020] –  

Invece ha detto una banalità e anche una analogia brutta e anche non valida. Per me anche falsa. Un altro esempio, il principio di autorità. Allora uno dice: credete a me che sono un esperto? Dico: Che c’entra? Un momento. Io credo a te non perché sei esperto. Io credo a te perché mi stai riferendo queste prove. Io credo alle prove, non a te. Credo a te che sei esperto per aver cercato queste prove? Sì, ma io credo alle prove, non alla tua bella faccia di esperto televisivo o non televisivo. Purtroppo c’è stato con la televisizzazione, oppure con la vetrinizzazione, come uso dire, vetrinizzazione degli esperti, l’idea che un esperto ha ragione in quanto esperto? Falso. Un esperto ha ragione non in quanto esperto, ma in quanto le cose che dice sono valide. Non sono io, non dovete ascoltare me come esperto, ma dovete ascoltare le cose che io vi porto come esperto. Il principio di autorità può condizionare anche gli esperti, perché loro dicono: Devo parlare io perché io sono esperto. No, è una fallacia di autorità. Io devo credere non a te che sei esperto, ma devo credere alle cose che tu mi dimostri valide in sé.

[00:15:54.820] – 

La ricerca scientifica dice: E devi farmi vedere le prove. Però c’è un altro tipo di fallacia di autorità che si usa spesso, l’hai, l’hai sentita nominare anche tu, la fallacia, per esempio, le neuroscienze dicono, la ricerca dice: Quale ricerca l’hai fatta Fammi vedere le tue ricerche. Le neuroscienze: Mostrami l’articolo. Cioè adesso si usa questa frase, come prima si usavano altre frasi del tipo: Aristotele dice, oppure il partito dice o la chiesa dice: un momento, un momento. Le prove, le prove che questa cosa è valida e fino a che punto è valida. Mi innervosisco quando uno dice: il mio libro è scientifico perché mi basso su autori scientifici. Che c’entra? Il tuo libro è stato basato su prove scientifiche o su autori? Prove, fa me vedere le prove. Io ho fatto le prove in tutte le cose che dico, non le ho pubblicate tutte. Però tutti i questionari sono circa 20 questionari, ne ho pubblicato solo uno, quello sugli stili cognitivi. 750 pagine che spero qualcuno legga, ma se non le leggerà, le leggerà l’intelligenza artificiale e poi li darà a tutti. Soltanto qualche anno che mangerà tutti quei dati che ho messo. Però ce l’ho tutti i dati, 1800 questionari sul benessere in classe, altrettanti questionari sulla motivazione, Altri tanti questionari sul talento, altri tanti questionari sugli anziani, sul rapporto nonni e nipoti.

[00:17:55.030] – 

Ce li hanno le persone questi questionari? Cosa faccio con i questionari? Vedo le risposte. Verifico le mie ipotesi. Alcune sono vere, alcune sono non valide. Su quelle vere dico bello, oh che bello, su quelle false c’è c’è c’è sbagliato qua. Non va bene questo, devo cambiare ricerca. Io ce le ho. Le ho presentate a tutti, no, ma ce le ho. Perché non le ha ancora pubblicate? Perché non le legge nessuno, ma adesso che c’è l’intelligenza artificiale che si mangerà tutti di questi dati, io le pubblicherò tutti. Sono altri venti volumi così grossi. Certo, ci metterò tempo, se avrò salute, li metterò. Questo per dire che il principio di autorità oggi, la ricerca, dice: Fammi vedere le tue ricerche. Le neuroscienze dicono: Fammi vedere le tue ricerche di neuroscienze. Ho sentito qualcuno che si dice: Mi dichiaro neuroscienziata. E dov’è il tuo laboratorio di neuroscienze? Non esiste. Non sei una neuroscienziata. Sei una persona che ha studiato o ha approfondito le neuroscienze, ma non sei una neuroscienziata. Eppure, le sentiamo queste cose, la neuroscienziata non ha nessun laboratorio, si definisce neuroscienziata, nessuno, nessuno. Le ricerche di neuroscienze in maniera col protocollo di quello difficile, severo, lungo.

[00:19:33.940] – 

Quanto tempo ci vuole? Perché se stai sempre sui social non puoi fare la neuroscienziata. Eppure, vedi, autoreferenzialità. Io mi ritengo filosofo. No, un momento. Altri devono aver certificato che tu hai studiato filosofia. Ce le hai, queste? Ma la filosofia, ognuno che ragiona è filosofo? No. Tutti Non possiamo ragionare bene o male, ma uno che ha studiato filosofia ha alcune competenze che tu non hai. Ma io sono pedagogista perché sono un educatore dei miei figli? No, sei educatore dei tuoi figli ma non sei pedagogista. Per essere pedagogista devi fare un percorso molto severo che richiede competenze differenti. Allora stai vedendo la confusione di quante fallacie, questa si chiama fallacia di autorità. Se prima dicevamo ipse dixit, oggi dicevo: Ego digo, ego digo. Chi sei tu? Ma guarda quante visualizzazioni ho. E che c’entrano le visualizzazioni? Lasciamo stare le visualizzazioni. I contenuti che tu dai sono validi, hanno prove scientifiche fatte da te e se non hai potuto, fa me vedere le prove a cui ti appoggi. Ma di che ti appoggi. Non prendere, non rubare, non vampirizzare il web e poi presentarlo come roba tua. Non è roba tua. Allora, questo tipo di autoreferenzialità tipica delle persone narcisiste, ma anche dei guru spirituali, laici e anche di certe persone un po’ fuori di testa che, come si diceva un tempo, io sono un napoleone, io sono Gesù Cristo, oggi si dice io sono chi dà la conoscenza, chi possiede la conoscenza.

[00:21:36.620] – 

È tutto falso. Bisognerebbe dire quali sono le prove. Si racconta una volta che un greco era venuto a Roma, un greco dell’isola di Rodi, era venuto a Roma e parlava ai romani delle sue grandi capacità di saltare. Dice Io sono capace di saltare anche 30 metri. Perché voi dovete sapere che io a Rodi, dove c’è sul porto, c’era una grande statua, sui due moli del porto, c’era una grande statua di un Dio, dice: Io salto anche quella grande statua che è all’entrata del porto di Rodi. Io l’ho fatto. Dovete credermi. A un certo punto un romano che parlava latino in quel tempo, ma poteva parlare romanaccio, dice: Oh, e facce vedere adesso. Questo è Rodi, salta qua, facci vedere. E Ci è bastato questa piccola, piccola richiesta: facci vedere i titoli. Da dove è scritto questo? Però se lo fai, si offendono. Dici: ma come? Non ti fidi? No. E perché mi dovrei fidare? Io non mi fido di lei. Mi fido solo delle prove. Allora vedi la confusione delle persone che pensano che con la loro bella faccia o bella presenza o bello modo spigliato di parlare, che hanno una dialettica così, pensano che parlare bene significa anche dire cose giuste e valide.

[00:23:27.920] – 

Non è detto. Uno può parlare bene e dire cose fallaci. Un buon comunicatore può dire cose che non hanno base logica o base scientifica.

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