[38] Strategie nelle neurodivergenze – trascrizione video – dott. Mario Polito

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ARGOMENTO

STRATEGIE DI STUDIO

Mario Polito

Psicologo, Psicoterapeuta e Pedagogista

dott. Mario Polito

Mario Polito professionista apprezzato su tutto il territorio nazionale, personalità  versatile, mente analitica dal pensiero raffinato e veloce. Ha sviluppato la propria carriera in tre campi di interesse: la Pedagogia, la Didattica e la Psicoterapia pur mantenendo la stessa base teorica: filosofica esistenzialistica sociocostruttivistica. Si interessa soprattutto della Teoria della Gestalt applicata alla Pedagogia, all’apprendimento e all’insegnamento. Ha insegnato per 16 anni nelle Scuole Secondarie, di primo e di secondo grado. Collabora con le scuole per la formazione degli insegnanti sui temi del metodo di studio, della didattica e della comunicazione in classe. Ha pubblicato ben 34 libri e ha realizzato numerose ricerche statistiche, raccogliendo oltre 30.000 questionari, su vari temi.

Sito personale: mariopolito.it

CONVERSAZIONI CON IL DOTT. MARIO POLITO

Strategie di studio nelle neurodivergenze

[TRASCRIZIONE VIDEO]
Il link al video si trova in fondo al testo.

[00:00:06.860] – Tatiana Ruaro 

Ben tornato, ben tornata nel canale YouTube di Iocomerisorsa. Iscriviti, clicca sulla campanella per restare aggiornato o restare aggiornata sui nostri contenuti. In questo video contributo torniamo ad affrontare il tema legato allo studio e all’apprendimento. In particolare affrontiamo il tema delle neurodivergenze, ovvero come le strategie legate agli stili di apprendimento possono aiutare nello studio e nell’apprendimento quei ragazzi, quegli studenti con ADHD, BES, DSA, ovvero disturbi specifici di apprendimento, appunto, bisogni educativi speciali, ma ci focalizzeremo in particolare sul disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Nel seguente contributo il dottor Polito evidenzia come questi studenti possano beneficiare, non solo loro, a dire la verità, di strategie specifiche per affrontare le sfide legate all’impulsività e all’iperattività, nonché anche a migliorare la loro pianificazione, la loro organizzazione dello studio, del lavoro. Tuttavia, non manca di sottolineare l’importanza di adattare queste strategie di supporto alle esigenze individuali di ciascun studente e di creare quell’ambiente inclusivo che favorisca in loro il pieno potenziale e l’apprendimento. Quindi non mi resta che augurarti buon ascolto e buona visione.

[00:01:47.860] – dott. Mario Polito 2

Innanzitutto devo dire che è una domanda bellissima che a me stimola molto perché è una domanda di quelle che mi spingono a dare di più. Allora chiediamoci, per dare una risposta specifica a questo studente, che cosa possono dare gli stili cognitivi, gli stili di apprendimento. Partiamo da una premessa generale: sia le persone a DHD, sia i BES, ma soprattutto ADHD, e altri studenti che hanno problemi, che possono essere il disturbo oppositivo, il disturbo compulsivo, oppure vari disturbi dentro dentro questo grande ambito chiamato bisogni educativi speciali, che è molto ampio. Però se ci concentriamo soltanto sul ADHD, cioè sul disturbo di impulsività e iperattività, è sufficiente per capire in che modo possiamo intervenire, utilizzando gli stili di apprendimento. Prima premessa semplice: anche questi studenti prendono o non apprendono o disapprendono. Bene, allora tutto quello che abbiamo fatto interessa anche loro. In che modo? Studiando in modo particolare quali sono le difficoltà che incontrano questi tipi di persone. Incontrano difficoltà specifiche, soprattutto con l’iperattività, cioè il fare molte cose, il cosiddetto multitasking però disorganizzato, molto disorganizzato, e l’altro un altro l’impulsività. Già con queste due parole, iperattività o multitasking, e impulsività, abbiamo molte cose da approfondire e molte strategie da offrire.

[00:03:45.620] 

Sulle strategie per l’impulsività, ne parleremo fra poco quando le elenchiamo. Ce ne sono tantissime strategie per gestire l’impulsività, io le elencherò per una brevemente solo per dire guardate che c’è tanto da fare. E per quanto riguarda l’iperattività, anche quella fa parte, in parte, dello stile che abbiamo detto impulsivo e che abbiamo detto che è il cavallo che va in delle direzioni opposte. Perché queste persone, anche se si impegnano, sembrano che facciano tante cose, però non concludono su quello che stanno facendo e spesso fanno tanto e concludono poco e sono insoddisfatti e sono scontenti di quello che hanno fatto. La loro performance non piace nemmeno a loro perché non è fatta bene, perché è interrotta, perché è frazionata, frantumata, perturbata. Allora dobbiamo aiutare questi ragazzi con lo stile riflessivo, da una parte, e poi con lo stile strategico. Strategico vuol dire: ragazzo, fai prima questo, poi questo, poi questo, poi questo. Detto in maniera difficile, bisogna rieducare sia le funzioni della corteccia prefrontale, le cosiddette funzioni esecutive, che hanno bisogno di lavorare bene, qua immagina che abbiamo tanti impiegati, ai quali bisogna dire: voi della stanza numero uno fate questo, voi della stanza numero due fate questo, però dovete aspettare quelli della stanza numero uno.

[00:05:25.630] 

Voi della stanza numero tre dovete fare questo, ma dovete aspettare quelli che hanno fatto l’uno e il due. Aspettate, però già in autonomia fate quest’altro, ma poi vi dovete intrecciare. Per un ragazzo che ha problemi di organizzazione perché è disorganizzato per l’iperattività, tutti gli impiegati della corteccia frontale, si agitano, fanno, vogliono fare delle cose, ma in maniera così disordinata che poi si bloccano l’uno con l’altro e alla fine non raggiungono un buon risultato. Lo so, questa è una metafora, però aiuta. Aiuta persino ragazzo con DHD che capisce che il suo disturbo non è la fine del mondo, deve soltanto mettere ordine nel disordine che ha, tra virgolette, disordine. Lo chiamiamo frammentarietà? Lo chiamiamo disorganizzazione? Non è che disordine vuol dire che ha un animo cattivo, è disordinato. La sua scrivania è incasinata, la sua stanza che è incasinata. Cioè, per far comprendere. Tante volte io uso una metafora, quella del maestro d’orchestra, il ragazzo con lo studente, con ADHD, è come un direttore d’orchestra che ha tutti i suoi orchestranti che suonano come cavolo gli pare. No, lui deve dire: Ragazzi, quando faccio così, si parte. Ma un ragazzo con DHD è capace a fare adesso, si parte?

[00:06:59.970] 

E adesso si parte e adesso si parte insieme? È la sua grande difficoltà, ma dobbiamo aiutarlo in questo con le strategie previste dallo studente strategico, come si dice, e con le strategie previste per lo stile riflessivo. Lo so che è complicatissimo, però qui stiamo dicendo soltanto: Si fa così, questo è il percorso. Non stiamo dando una ricetta, perché a DHD è una sindrome complessa e spesso si accompagna ad altri disturbi di questo genere, anche a quello positivo, anche al doc, anche a disturbi emotivi, anche a disturbi comportamentali, anche a disturbi di timidezza o di aggressività. Voglio dire, non ricette semplici. Tutti quanti noi che siamo clinici non vendiamo ricette semplici. Dobbiamo fare anche noi un protocollo di percorso, una ricetta, cioè si fa così, così, così, ma non è vendibile. La dobbiamo sempre, come dice la parola clinica, inchinarci sull’altro e adattare questo. Quindi questa domanda a me è piaciuta moltissimo. Le risposte ci sono in questi tre punti. Primo: se è un problema che riguarda l’apprendimento perché anche queste persone devono apprendere, allora tutto quello che abbiamo fatto sul metodo di studio, la motivazione, la concentrazione, le abilità cognitive, tutti gli stili di apprendimento servono, sono connessi.

[00:08:45.900] 

Secondo: dobbiamo dare strategie specifiche per ridurre la disorganizzazione e il multitasking disorganizzato, e ci sono delle strategie specifiche. Terzo: aumentare la capacità strategica, abbiamo detto prima, e riflessiva. Ma quando dico capacità strategica e riflessiva non sto dicendo rifletti di più. No, io non parlo così. Tu devi essere un studente strategico. No, devo dire, devi dirgli che cosa deve fare al primo gradino e poi al secondo. Cioè questo è il lavoro che noi facciamo nel corso, l’elenchiamo nella consulenza. Vediamo come aiutare a fare oggi questo gradino o questi gradini se è abbastanza abile. E quindi sempre la differenza tra corso, libri di approfondimento e accompagnamento di consulenza.

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