Cucinare con i colori – Cristina Salin

ARGOMENTO

OBIETTIVI

TEMPO DI LETTURA

12 minuti

CUOCA

Cristina Salin

Si definisce mamma, compagna, cuoca e amante degli animali. Sviluppa progetti per il lancio e la rivisitazione di locali del food and beverage. Intuitiva e alla ricerca di nuove idee che mette al servizio dei suoi clienti, creativa ed esteta, amante dei colori che usa nell’abbinamento del cibo.
La sua missione è trovare strategie di rilancio partendo dalle potenzialità del servizio, ridefinendone identità e donandone una nuova essenza, coinvolgendo tutto lo staff del locale.

INTERVISTA

Prendo appuntamento con Cristina, anche se era già pianificato da un anno, quando per la prima volta l’ho incontrata in occasione di un catering che ho organizzato in casa, o meglio all’esterno, in piena pandemia. Un periodo in cui i locali erano stati chiusi dal DPCM 14 gennaio 2021.
[che recitava così: Nelle regioni in fascia arancione-rossa o arancione, i bar e i ristoranti restano chiusi. Nelle Regioni in fascia gialla potranno restare aperti fino alle ore 18, e le persone sedute per ogni tavolo potranno essere al massimo quattro. Dopo le 18 per i bar è vietato l’asporto, ma è consentita la consegna a domicilio. Consentita, senza limitazione di orario, la ristorazione negli alberghi e in ulteriori strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati.].
Dopo aver visto cosa è riuscita creare Cristina in così poco tempo durante un periodo difficilissimo, ho pensato questa è una grande donna e voglio conoscerla e sapere come fa ad essere così vulcanica, piena di energia e di idee innovative e creative.
La raggiungo a casa e, mentre prepara un caffè, rigorosamente con la moka,  respiro un clima di accoglienza e stranamente rilassante, sì perché mi sarei aspettata frenesia e velocità, tipica di queste personalità. E invece sono piacevolmente stupita di quanto equilibrio ci sia in Cristina, una donna che sa declinare le energie in base ai luoghi e contesti in cui si trova. Ma soprattutto oggi, nel presente, Cristina è una donna che sembra essere “risolta”, ha trovato una sua dimensione e finalmente si accomoda al tavolo del soggiorno e iniziamo le “chiacchiere serie”.

 

Cristina ti ho conosciuta grazie ai social, ma ho capito subito che eri già un’istituzione. In lockdown il tuo servizio a domicilio ha fatto furore e hai portato colore nelle case in un periodo durissimo.

Partivo già da una buona base e come sempre da un’intuizione e dalla ricerca di nuove idee, finger food contaminati da varie etnie dove proponevo la party box e la cena sushi, arepas venezuelane, involtini primavera, tacos hawaiani, burritos tex mex, bon bon salati e molto altro.
Poi il servizio catering durante la pandemia è aumentato e grazie al grande aiuto di Bimby sono entrata a far parte della famiglia Vorwerk. Sono stati anni in cui sono riuscita a compensare grazie alle mie abilità e competenze, non è un vanto ma un’assoluta realtà. Oggi è importante far capire ai giovani che l’impegno e il duro lavoro ripagano sempre. Per me non ci sono stati Sabato e Domenica per moltissimi anni e tutt’ora è così quando bisogna, ci si rimbocca le maniche e si lavora.

Cristina iniziamo questa chiacchierata dal tuo presente

Il mio presente è questa meta finalmente raggiunta che, con tanta tenacia, sono riuscita portare a termine (Cristina si accarezza la pancia in 34 settimane). Lo vedo come un trampolino di lancio e bello carico. In questi anni ho continuato a seminare e ora sono carica più che mai e mi piacerebbe sviluppare un progetto trasversale per la città. Un progetto che sia replicabile in ogni centro storico, perché avanti di questo passo, si trasformeranno in zone pericolose, trasandate, agonizzanti anziché vive e popolate. È un processo che stiamo ormai osservando da diversi anni, ma non ho visto grande progettualità che partisse dai singoli commercianti.

Il tuo presente però è segnato da un prossimo grande evento personale, la nascita di tuo figlio

Quando nascerà Micheal ti racconterò di questo splendido percorso che è stata la mia gravidanza in età non più giovanissima, ma che per ora tengo per me. Sarà bello condividere una felicità culminata da un lungo percorso fatto di visite, di esami e di attese. Per quanto riguarda il futuro riprenderò appena possibile questo lavoro, creando una squadra che mi aiuti a sviluppare al meglio, figure, ruoli, location, eventi… ma ho anche in mente un blog  ci penso da molti anni, ma non ho mai avuto il tempo per fermarmi e ragionarci su, vorrei donare agli altri un pò della  mia esperienza, a chi vuole ottenere lo stesso effetto wow nei piatti di casa.
E qui ci soffermiamo su una passione comune per la lettura dei food writer come Csaba Dalla Zorza e le racconto che ad ogni Natale mi regalo un suo libro e quando posso partecipo ai suoi eventi.

Cristina hai già anticipato cosa ti chiederò più avanti, ora però sono curiosa di conoscere il tuo personale percorso di vita e della persona che ti ha portato ad essere considerata per molti, me compresa, una istituzione nel food and beverage

Ero giovanissima quando con un diploma all’Istituto alberghiero gestivo un ristornate da 200 coperti al giorno.
Fin da piccola non mi sono mai adattata alla mediocrità, ho sempre puntato in alto e quindi non mi potevo concedere di “cadere”, non era contemplato nella mia testa.
Ora posso descrivere quegli anni come anni di formazione, costruzione e di ricerca che hanno definito la mia personalità di oggi e modellato il mio carattere. Ma non è stato facile, anzi, se mi guardo indietro rivedo tutto con un certo distacco ormai, ma c’è stata molta sofferenza. La tenacia e la perseveranza di oggi hanno traballato molte volte. Mi sposo a 19 anni con una figlia in arrivo e a 20 anni in attesa della seconda. Le mie figlie anche se le ho avute presto, non sono mai state un peso, le portavo sempre con me al lavoro, ora sono delle donne. So bene che questa maternità sarà più consapevole e non vedo l’ora di godermi questo momento, ma le due più grandi, nonostante l’età sono ancora molto “figlie”, cioè legate a me. La mia storia di vita può essere raccontata con un prima e un dopo la separazione. Del prima ti racconto tutto ma non voglio sia pubblicato nulla per rispetto del mio compagno e per le mie figlie, puoi scrivere che è stato un periodo difficile dove sono rinata con la separazione. Nella separazione ho lasciato tutto, anche il lavoro che altrimenti mi avrebbe tenuta legata a mio marito e alla sua famiglia. In poco tempo ho aperto un’attività, quando invece avrei potuto scegliere un’occupazione sicura e senza grosse responsabilità.  Alla possibilità di un lavoro più tranquillo che potesse concedere più tempo per seguire le mie figlie, che nel frattempo stavano crescendo, ho scelto di essere la “titolare di me stessa” e ho deciso di portare le mie figlie sempre con me, anche al lavoro. In questi anni mi sono nutrita anche spiritualmente, credo negli angeli e nei segni che ti manda il cielo. Un mondo invisibile che guardiamo senza vederlo, un mondo che ci manda dei segnali, io cerco di ascoltarli. 
Anni dopo arrivo a Schio per amore del mio compagno e per tagliare i ponti con il passato e con certe situazioni. A Schio nessuno conosceva la mia storia professionale precedente, ed è stata una ripartenza dal basso.
Per il mio lavoro partire “dal basso” significa lavorare al bancone del bar e preparare la vetrina, ovvero tramezzini, panini, ecc. se pur ritenuta una mansione semplice, si è trasformata subito nella mia firma, perché ha sempre avuto un “effetto wow” sulle persone ed io ne sono sempre stata consapevole.
Questo aspetto, insieme all’organizzazione di tutto il processo di lavoro, si dimostrerà la mia carta vincente, quella che oggi chiamano competenza e che solitamente nel mondo delle organizzazioni viene molto ricercata e riconosciuta economicamente.

Come fai a costruire questo “effetto wow”? Ti lasci ispirare?  Segui delle formazioni professionali?

Mi riconosco di essere un’esteta, amo il bello, ma se mi chiedi da dove prendo ispirazione, la risposta è che io “rubo con gli occhi” e le idee mi vengono dal non food, nel senso che molto spesso prendo spunto dalla moda, dal design, dal cinema.

Prova a farmi capire, qual è la trasformazione interiore e mentale che fai?

Penso sia intuizione. Ho capito che l’intuizione ti aiuta in tutto e ti fa arrivare prima. Una volta attuata e messa in pratica mi è successo di ritrovare la mia idea realizzata in posti assurdi del mondo. Credo nella coscienza collettiva. L’esempio più eclatante è il pokè hawaiano che ha preso piede da qualche tempo anche qui da noi. Il termine pokè significa dadino, pochetto, come a dire “poco”. È un piatto unico a base di riso, accompagnato da pesce solitamente crudo, e arricchito con alghe, semi di sesamo e ingredienti più vari, irrorati poi con la salsa. Questa idea io l’avevo realizzata già oltre 20 anni fa, quando non c’era il web o l’uso di massa che se ne fa oggi. La mia idea nasceva dall’abbinamento dei colori che ancora oggi mi distingue, come il giallo e il viola ai quali sono legati simboli e significati di energia, spiritualità, urgenza e velocità. Uno tra i complimenti più belli ricevuti da un cliente è stato “Si vede che tu cucini con i colori”.

Cristina mi indica il portafrutta al centro tavola e spiega che lei ad esempio non vede bene insieme il rosso delle mele e il giallo delle banane, non catturano la sua attenzione, invece il viola e il giallo del giacinto e delle banane, sembrano baciarsi. E così se Cristina si sente ispirata, dice che andrà subito nella credenza di casa o in natura, per riprendere questi colori da mettere nel piatto.

Potresti coniare il tuo stile dandogli un nome… cromofood… non ci hai mai pensato? E le strizzo l’occhio

Certo! L’abbinamento tra cibi e colori è stato inserito come parte integrante del mio protocollo di osservazione durante le mie consulenze.

Come si svolge la consulenza che fai nei locali? 

La consulenza si è rivelata un ulteriore sbocco del mio lavoro, nato dopo anni di esperienza sul campo e in diversi contesti, dal piccolo al grande.
La consulenza che offro consiste in una delega assoluta della gestione del locale per il tempo necessario al raggiungimento dei risultati prefissati.
Solitamente vengo chiamata a “lavori iniziati” o “lavori finiti”.
Il primo incontro solitamente dura poco più di un’ora e in questo tempo devo capire se accettare o meno l’incarico e capire se riuscirò a far funzionare quel locale con la “testa” che ha la persona che ho difronte e con quello che mi sta dicendo.
Il sogno di moltissimi gestori e imprenditori è di ottenere il successo dal proprio locale, farlo decollare e che viva di vita propria.

Quali sono le maggiori difficoltà e resistenze che incontri durante la consulenza?

Purtroppo spesso accade che il pensiero e la voglia di essere velocemente autonomi e di non aver più bisogno di me, salti i passaggi necessari perché ciò avvenga.

Ovvero?

Ho notato un comune denominatore che succede spesso nella fase iniziale della consulenza, durante la fase dell’analisi dei bisogni con la committenza.  La resistenza al cambiamento è spesso più forte della volontà di raggiungere l’obbiettivo finale.  Ma se ti chiamano perché resti tutto come prima, allora il mio intervento ha poco senso. Mi spiego meglio. Il cambiamento non si ferma all’arredamento, al menù, alle divise dei camerieri e ai contratti con i fornitori, ma va ben oltre e riguarda la risorsa principe di ogni realtà organizzativa, le persone. Quando il colloquio si fa più intimo e personale, perché indago le dinamiche ed il clima organizzativo, se la persona non vuole mettersi in discussione o mettersi in gioco, come portatrice lei stessa di cambiamento, ne risentirà tutto il processo.

Quale potrebbe essere secondo te una soluzione per arginare il problema o superare questa diffidenza iniziale?

Ho un progetto che già da diverso tempo mi frulla in testa. Ogni organizzazione ha una sua identità, a volte poco conosciuta da chi ci lavora dentro. Altre volte invece, questa identità manca, è confusa, oppure non si riesce a definire, non è né carne né pesce, come si suol dire.
Il mio progetto consiste in una consulenza integrata, penso ad un team di professionisti che insieme a me lavorino su più aspetti, ognuno per le proprie competenze. Penso che questa sia una soluzione ben apprezzata dal cliente, perché comprende che io non sono un “tuttologo”, che ho una squadra, un team di professionisti e collaboratori.
Tutti noi possiamo osservare dall’esterno come clienti, e dall’interno per chi ci lavora, quanto invece alcuni paròni possano danneggiare un locale creando un clima del  “faccio tutto io” e così, spesso, cambiano idea un giorno sì e quello dopo anche. Quando si crea questo brutto clima, ne risentono tutti ed il risultato è palpabile.

È molto interessante quello che stai raccontando Cristina perché molti di noi clienti a volte ci chiediamo cosa non funziona in quei locali dalla location splendida e dall’ottimo cibo ma inspigabilmente non lavorano per le loro potenzialità

Ogni situazione richiede una lettura specifica, tuttavia a volte c’è un affanno che porta continuamente a cambiare idea, a provare per riuscire a farcela e questo non porta ad avere una direzione ben definita e quindi lo staff sbanda, perde di stima verso la proprietà, di cui non se ne riconosce la leadership, ma solo l’autorità. Quando mi chiamano questo tipo di clienti, solitamente pensano già in partenza che il “problema” siano i giocatori e non l’allenatore, ma nel calcio quando la squadra perde, si cambia subito l’allenatore.

E tu come intervieni in questi casi?

Ascolto tutti e alla fine quando torno dall’allenatore e dal presidente, riferisco spesso ciò che i giocatori non sanno dire. A volte non sanno giocare bene perché un giorno gli viene detto di giocare in porta, il giorno dopo in difesa, e quello dopo ancora in attacco. I giocatori si stancano, si demoralizzano e si demotivano, si crea un’insoddisfazione che porta a fare quella cosa che noi osserviamo nelle sale: un finto sorriso, una finta delicatezza, quel non avere la voglia di ascoltare il cliente. Purtroppo a volte succede che anche l’allenatore o il presidente sbaglia, questo perché sono entrambe figure dal background scelto nel contesto sbagliato. È ovvio che non è per nulla semplice, ma in certe situazioni, quando si vuole la bacchetta magica per risollevare una soluzione, l’unica via d’uscita è sedersi sullo spalto e godersi la partita, ma non ce la fa quasi mai nessuno, perché sentono la creatura di loro proprietà.
Questo è un settore in cui non ti puoi permettere di sbagliare, perché l’eco è più forte quando le cose vengono male. Quando si inciampa in una critica, in una recensione poco gentile, in una parola di troppo, un gesto poco elegante da parte di chi lavora o rappresenta quel luogo, tutto è messo sotto la lente d’ingrandimento.

Il tema è coinvolgente e Cristina è un fiume in piena, le sue parole sono piene e  appassionate e allo stesso tempo di sconforto, il tono è di chi vorrebbe mettere le mani in ogni locale della città e donargli nuova luce, nuova linfa, nuova energia.

Io sostengo da sempre che, per fare bene un lavoro a contatto con il cliente, in primis, chi sta dietro al banco, che sta al servizio, deve stare bene, perché il cliente lo respira subito: il tuo saluto, la tua postura, la tua mimica facciale, vede se a te sta facendo piacere ricevere, si chiama ospitalità perché ricevi un ospite.
Un’altra situazione che si è definita negli ultimi anni è quella in cui gli imprenditori si sono dati al food and beverage, ma molto spesso ne sanno di più i loro dipendenti perché formati all’alberghiera, il risultato è un potpourri che crea solo malumori e un pessimo clima organizzativo. Il cibo è energia ed è un prodotto lavorato dalle persone, la cucina ayurveda insegna che se lavoriamo senza passione, con malumore, il cibo ne risentirà. Un altro aspetto non meno importante, anzi assolutamente rilevante è che spesso viene meno una caratteristica vincente che in pochi adottano. Nelle mie consulenze un passaggio importante è quello di definire la vera identità di un locale e questo significa tirare fuori la loro specializzazione! Qual è il prodotto che ti identifica? Qual è il prodotto che ti distingue dai tuoi competitors? Il mercato globale e le ricerche di mercato confermano questa tendenza.
Se un negozio vende 100 tipi di marmellate diverse, 100 gusti di gelato, 100 piatti, ecc. può vendere meno di un altro che produce una marmellata alla fragola superlativa! Quindi il mio consiglio è di specializzarsi anche solo su un prodotto, in poco tempo il tuo locale sarà il tempio della pizza gourmet, o del bollito, o della zupperia, ecc.

Cristina immagino che non faticherai a farti seguire, con tutta questa passione che trasmette anche molta energia

Anni di esperienza mi portano ad instaurare un rapporto duraturo e di fiducia con con si rivolge a me. Ma credimi, inizialmente sono molto rigida e dura, perché devo dare delle regole, creare nuove abitudini, ma poi quando viene compreso che stiamo tutti lavorando per lo stesso obbiettivo, si abbattono le barriere e si lavora sodo, il clima è positivo e tutti stanno bene.

Cristina hai delle sfide che vorresti accettare e altre che non affronteresti mai?

Sì ce ne sono e non posso farti i nomi, così come ci sono state sfide che non ho voluto o potuto accettare perché la sensazione non era piacevole, intuivo fin da subito che non ci sarebbe stato un esito positivo. Oppure perché richiedeva un impegno che in quel momento non potevo sostenere. Ecco in quest’ultimo caso spererei che se si ripresentasse questa opportunità, ora potrei seguire con entusiasmo qualsiasi sfida, sono carica come la vita che porto dentro di me.

Ce l’hai un pensiero, un desidero difficile da realizzare, quasi utopistico, ma che non se ne va, resta lì dentro e ti anima e ti motiva?

Sono molti.  Uno è legato ad una progettualità per le nostre città. Se anche un solo locale si rinnova, le menti assopite si risveglierebbero e si vedrebbero intere vie e paesi che piano piano si sviluppano e si rianimano. Penso che poter migliorare anche un solo locale in una città possa essere di grande stimolo anche per tutto ciò che la circonda! L’energia non si crea e non si distrugge, ma si trasforma!

È proprio vero Cristina ho sempre pensato che il centro città, così come la vita nei quartieri, ha una funzione sociale importantissima per i cittadini. Servirebbero menti illuminate e motivate, aperte al cambiamento e all’innovazione che accettino le sfide prima che queste si trasformino in utopia. Il territorio, tutto il territorio italiano, non solo l’Altovicentino, è spettacolare e pieno di attrattive naturali per ogni tipo di attività del tempo libero. All’uomo il compito di animarle nutrendo e innovando l’indotto conseguente.
Ci salutiamo non prima di aver fatto qualche scatto e salutato gli amici pelosi, la loro presenza ha richiesto attenzioni e carezze, dettando pause e ritmo all’incontro.

OBIETTIVI

IoComeRisorsa accompagna nella formulazione dei tuoi obiettivi, siano personali, professionali o scolastici, attraverso training individuali e di gruppo. Con IoCOmeRisorsa acquisirai diverse STRATEGIE che ti permetteranno di formulare il tuo OBIETTIVO PERFETTO.

Stai attento perché quello che dici, si può realizzare!
IoComeRisorsa disegna la tua vita
 

IOCOMERISORSA.IT

CHIEDI INFORMAZIONI