Tornare a correre la propria vita dopo un tumore al seno – Francesca Mantese 


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Laureata in Matematica all’Università di Padova, dopo gli anni di dottorato e di posizioni post-doc è attualmente professore associato di Algebra all’Università di Verona – dipartimento di Informatica.
Da sempre si occupa di Matematica, e da qualche anno fa parte di una squadra di corsa speciale RYLA.

Conosco Francesca da 25 anni, o forse più… e l’ho sempre vista come una ragazza brillante, determinata e ambiziosa e allo stesso tempo semplice e dai sani valori, come dicevano i nostri nonni.
Come spesso accade le strade ci portano lontanissimo, o meglio geograficamente vicine, ma poco conciliabili per i molti impegni e le nuove responsabilità di chi lavora e al contempo ha dei figli piccoli da crescere.
La ritrovo quindi ormai donna, madre e lavoratrice, con molte responsabilità e un carico lavorativo e famigliare che lascia poco spazio al tempo libero, o meglio, che le lasciava poco spazio, sì perché come lei stessa ci racconterà, il tempo bisogna prenderlo e non cercarlo, altrimenti non si troverà mai. Francesca ha sempre lottato per tenere il timone della sua nave, anche quando in questi anni ha navigato in un mare in tempesta. Ci racconterà come ha modificato la rotta per donare nuova luce al faro che la orienta verso qualcosa di più grande rispetto alle incombenze quotidiane. Nel suo raccontarsi ci dona non solo lo scopo che la anima quotidianamente, ma anche l’esercizio di una virtù ormai dimenticata da molti, ma essenziale per il nostro benessere: del vivere più rallentati e donarsi il tempo di vita.

Francesca partiamo dal tuo lavoro, che è sempre stato un tuo grande desiderio, ricordo come fosse ieri la tua festa di laurea, dove ti abbiamo detto di immergerti nella fontana a San Martino di Schio in pieno inverno e tu ovviamente non ti sei sottratta

È passato qualche anno da allora. Sì è proprio così, lavorare in ambito universitario è sempre stato il mio grande desiderio, così come la grande passione per la Matematica. Volevo proseguire in quell’ambiente e poter continuare a fare ricerca e trasmettere il mio entusiasmo per questa Scienza. Sono stati comunque anni impegnativi, arrivare ad avere un ruolo all’Università è stato un percorso molto lungo, che mi ha richiesto tanta determinazione, un impegno costante, molta incertezza, a volte rinunce e scelte non sempre facili. Ma ho sempre affrontato tutto con entusiasmo, motivata dalla passione per quello che avevo scelto. Per me è stata una soddisfazione enorme arrivare al traguardo finale, mi ha ripagato di tutti gli sforzi fatti.

Come sei riuscita a conciliare famiglia e impegno lavorativo? Perché, diciamolo, insegnare è già una professione totalizzante, ma all’Università credo sia esponenzialmente ancor più elevato

L’ambiente lavorativo come il mio è molto maschile. Non lo definirei un ambiente maschilista, perché ho tantissimi colleghi disponibili e collaborativi, che stimo e che mi stimano. Il problema non sono le singole persone, ma un sistema che non agevola l’impegno lavorativo con la gestione famigliare.
Una mia collega che lavora in Danimarca, racconta che da loro non si usa fissare riunioni dopo le 16, visto che alle 16 i bambini escono da scuola.
Inoltre durante le vacanze è normale non si risponde alle mail di lavoro o degli studenti. Sono realtà parallele, abbiamo tanto da imparare.

È un tema molto attuale di difficile gestione eppure a guardare i nostri vicini danesi sembra possibile. Francesca tu racconti il tuo impegno come un normale percorso di vita, ma ad un certo punto tutto questo fermento e tutta questa pressione devono fermarsi, anzi azzerarsi immediatamente.

Una malattia grave e improvvisa, scoperta per caso in un momento in cui stavo raggiungendo un nuovo equilibrio famigliare in cui le mie energie erano rivolte in gran parte ai miei figli, da poco divenuti figli di genitori separati. Una forma aggressiva di tumore al seno, nonostante nessuna familiarità e uno stile di vita assolutamente sano. Semplicemente il caso, la vita va così…

La forza e la determinazione che ti distingue, anche in questa situazione ti aiuta a reagire subito 

In queste situazioni è inevitabile lasciarsi abbattere dalla paura e dallo sconforto. Guardavo i miei figli piccoli e piangevo al pensiero che avrei potuto non vederli crescere. Ma è vero quello che si dice, non sai mai quanto sei forte, fino a quando essere forte è l’unica scelta che hai. La malattia per me è stato un momento di svolta. La vita mi ha imposto di fermarmi per un paio di anni. Mi ha ricordato quelle che sono le priorità, gli affetti, le relazioni, il tempo per noi stessi. Ho reagito con tutta la forza e la grinta che potevo, cercando di sdrammatizzare le situazioni difficili, per proteggere le persone che amavo dall’ansia e dalla preoccupazione. 

Io ricordo il tuo sorriso e la tua ironia, tutto vero, nessuna apparenza, dimostravi coraggio, determinazione e ammirazione in chi sapeva cosa stavi affrontando, era impossibile non essere contaminati dal tuo sorriso e dalle tue battute

Se cadevano i capelli, mettevo parrucche improbabili che mi facevano sembrare un personaggio dei fumetti. Se vedevo un vestito che mi piaceva, lo compravo senza pensarci due volte. Appena le forze me lo permettevano, mi dedicavo lunghe passeggiate e camminate in montagna, un’altra mia grande passione. Ho imparato a dire a me stessa “da sola non ce la faccio“, e a chiedere aiuto. A dedicare tempo alle amicizie e alle relazioni che negli anni avevo trascurato. E tutto questo mi ha dato una grandissima energia e forza per andare avanti e superare un momento così difficile.

Quindi nuovi obiettivi e nuovi orizzonti che oggi danno un senso a ciò che hai vissuto

Ora la grande sfida è fare tesoro di tutto quello che ho imparato, per non farmi assorbire di nuovo dalle incombenze quotidiane dimenticando quanto è prezioso il tempo da dedicare a se stessi e alle cose che ci fanno stare bene.

Per tenere fede a questa sfida ne è nato un progetto

Sono uscita dal periodo della malattia con un nuovo obiettivo. Ho scoperto di avere un tumore al seno con una mammografia di controllo fatta per caso, su insistenza di una mia cara amica che mi sgridava perché a 40 anni non ne avevo ancora fatta una. Ho colto un segno che la vita mi stava dando… una mamma di un compagno di asilo venuta a mancare in quel periodo per un tumore, lasciando 3 figli piccoli.
Sono riuscita a guarire perché il tumore è stato preso in tempo, pochi mesi in più e poteva andare diversamente. Il mio nuovo progetto consiste nella diffusione della cultura della prevenzione.

Quindi questo è un messaggio importante, ti ringrazio tantissimo Francesca per aver scelto di raccontare la tua storia, ma soprattutto di farlo senza problemi, è ancora molto diffusa la cultura del pudore quando si parla di malattia, il tumore è ancora troppo spesso una parola da non nominare, si preferisce dire “brutto male”

La prevenzione è essenziale, non c’è altra arma che abbiamo per difenderci da un male così diffuso. Lo screening per le donne è previsto in età più matura, ma i dati recenti confermano la necessità di controlli periodici a partire dai 40 anni. La cultura della prevenzione non è così diffusa. Sto cercando dove e come posso di portare avanti questo messaggio destinato a tutte le donne, senza aver problemi nel raccontare la mia storie, le mie paure e le mie ansie.

Puoi raccontare cosa fai nello specifico per promuovere e sensibilizzare alla cultura della prevenzione?

Ogni anno dedico un’ora di lezione per raccontare alle mie studentesse universitarie la storia di una grandissima matematica iraniana morta giovanissima nel 2017 per un tumore al seno trascurato, perché troppo presa dal lavoro e dai suoi studi. Morta negli Stati Uniti a 40 anni Maryam Mirzakhani, la prima donna – e prima cittadina iraniana – insignita della prestigiosa medaglia Fields per la Matematica. Aveva ottenuto nel 2014 il premio, soprannominato Nobel della matematica e consegnato ogni quattro anni ai matematici under 40. Questo mio intervento è molto apprezzato, tanto da meritare un applauso che mi da tanta soddisfazione. Ho sempre un riscontro di ragazzi e ragazze più sensibili che mi chiedono e si interessano

Complimenti Francesca sei una forza della natura per tutto ciò che fai, ma so che non è l’unica modalità che hai per portare avanti il tema della prevenzione e della sensibilizzazione

Oggi il mio grandissimo obiettivo è affrontare la maratona di Parigi. Correrò tra un mese con un gruppo di fantastiche donne che ho conosciuto durante le terapie.
Siamo una squadra di circa 30 donne che condivide una storia simile alla mia, e che ha il mio stesso entusiasmo nel mettersi nuovamente in gioco, o meglio in corsa…. Fanno parte del gruppo anche alcune dottoresse dello IOV, (Istituto Oncologico Veneto) l’Istituto che ci ha curato. Corrono con noi per sottolineare l’importanza della  sinergia e collaborazione medico-paziente. La squadra si chiama Ryla-Run Your Life Again.

Un traguardo importante, da quanto tempo vi state allenando?

Ci stiamo allenando da due anni per arrivare a concludere la maratona. Per noi non è importante il tempo che impiegheremo, ma con la certezza che ci arriveremo. Arrivare al traguardo di una maratona per noi ha un significato simbolico.
La maratona è il simbolo del percorso che abbiamo affrontato, e la guarigione il nostro traguardo finale. Siamo una nuvola rosa che non passa inosservata. Quando corriamo ci si vede e ci si sente, portiamo una energia e una carica vitale contagiosa. E la nostra corsa vuole portare il più lontano possibile un unico messaggio: l’importanza della prevenzione e della ricerca in ambito scientifico.

Sto pensando ad una conoscenza comune [clicca qui se vuoi sapere a chi mi riferisco] che per nulla al mondo si farebbe mancare questa sfida, la invitiamo a correre con voi?

Certo, ci farebbe un immenso piacere! Con noi corrono i nostri supporter, amici che si uniscono a noi per diffondere il nostro messaggio, ed è sempre bellissimo quando nuove persone si uniscono a noi.

Di seguito puoi trovare alcune utili informazioni per prendere contatto con Ryla onlus.  Qui sotto la presentazione e il messaggio di Francesca all’interno della Pagina web Ryla Life, viene riportato integralmente.

Quando ho scoperto di avere un tumore al seno, a luglio 2016, avevo 41 anni, due figli piccoli, e stavo bene (apparentemente!!!). I giorni dopo la diagnosi sono tremendi, tante paure e una domanda martellante: Perchè??? Ero giovane, non avevo familiarità con il tumore al seno, mai fumato, stile di vita sano e sportivo, alimentazione equilibrata, ho allattato entrambi i bimbi a lungo. Quindi, perché? Perché a me?

Il Dott. Giorgi, il bravissimo oncologo dello IOV che mi ha seguito, alla prima visita mi disse: “Signora, prenda atto che le statistiche recenti dicono che una donna su sette ha, ha avuto o avrà un tumore al seno.” E in questo numero, 1 su 7, ho trovato la mia risposta. Sono una matematica, e i numeri per me sono importanti. Uno su sette vuol dire che è semplicemente la vita. L’unica soluzione era accettare la malattia, e affrontare con grinta e coraggio le cure.

Il Dott. Giorgi poi mi disse: “Si ritenga fortunata. La sua forma tumorale è tra le più aggressive e veloci. Probabilmente 15 anni fa lei non ce l’avrebbe fatta. Ma negli ultimi anni la ricerca oncologica ha fatto enormi passi avanti. Oggi questo tumore lo abbiamo capito e quindi lo sappiamo curare. E nel suo caso lo abbiamo preso in tempo. Sara’ un anno duro ma lei ce la farà”. Queste parole mi hanno dato speranza e fiducia.

Ad Agosto del 2016 ero in partenza per New York, per lavoro e vacanza. Ovviamente ho annullato il viaggio e ho passato l’estate in Sala Rosa, allo IOV, per i cicli di chemioterapia. In quella che per un anno è diventata la mia seconda casa. In una di queste interminabili mattine ho conosciuto Sandra, che a Novembre sarebbe partita per la maratona di New York, con la prima squadra del progetto RunForIOV. Sandra mi parlò del progetto e me ne innamorai subito, ripromettendomi che appena sarebbe stato possibile avrei fatto di tutto per partecipare e correre anche io. Per chiudere un capitolo, e per portare un messaggio di speranza e forza alle donne che stanno vivendo quello che ho passato anche io.

E per farmi promotrice di un appello importantissimo.

Prevenzione e ricerca mi hanno permesso di essere qua, a correre e a raccontare la mia storia. Per fare una efficace prevenzione bisogna informare e sensibilizzare. Ma per fare una buona ricerca bisogna investire cifre importanti. E più  soldi ci sono a disposizione, più è garantita una ricerca di qualità. I numeri sono importanti, specialmente i numeri per la ricerca oncologica. Quindi amici, donate!! La nostra corsa è prima di tutto il nostro modo per sconfiggere il tumore al seno. Noi ci mettiamo l’energia, l’entusiasmo e la convinzione. E chiediamo a voi di donare, anche solo piccole cifre, che saranno interamente devolute allo IOV, per la ricerca e cura del tumore al seno. Perché la somma di tante piccole quantità può fare un numero importante, e dare speranza a tante donne!

Questo è il link al sito di Ryla.life
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