Cerimoniale e galateo internazionale – Tiziana Busato

tiziana busato

ARGOMENTO

Cerimoniale e galateo

TEMPO DI LETTURA

12 minuti

INTERVISTA

Insegnante, Cerimonialista, Archeologa

Tiziana Busato

Laureata in Archeologia presso la Facoltà di Lettere Classiche di Padova, una laurea in Cerimoniale e Protocollo Diplomatico, ha poi conseguito un Master Internazionale in galateo e cerimoniale.
Tiene corsi, consulenze e formazioni sul cerimoniale e nel business etiquette.
Membro e coordinatore dei dipartimenti tecnici e organizzativi di ANCEP (Associazione Nazionale Cerimonialisti Enti Pubblici). Fashion Fork è il suo primo libro unico nel suo genere, un breve romanzo, che poi diventa, nella seconda parte, un vademecum di galateo moderno e al passo con i tempi. 
Tiziana Busato

Avere un appuntamento da Tiziana è stato difficile, perché ha un’agenda super piena! Ma fin dal primo contatto si è resa disponibile al nostro incontro. La sua poliedricità la porta ad essere impegnata in diverse situazioni professionali che lei ha saputo legare alle sue passioni, ma non anticipo nulla, sarà Tiziana a svelarle durante il suo racconto. Prima di dirigere la nostra chiacchierata verso la sua storia, ci confrontiamo su un ruolo comune, l’insegnante, che entrambe abbiamo iniziato a ricoprire solo da pochi anni e quindi senza seguire un percorso classico,  come meglio dirà Tiziana. Ti anticipo che sarà un racconto piuttosto lungo perché questa non è una redazione di un giornale con regole impostate sulla lunghezza, la formulazione delle domande, ecc. Questo è un blog ed io non sono un giornalista… Quindi prenditi il tempo che serve per immergerti nella storia di Tiziana e goditi la lettura.

INSEGNAMENTO

Iniziamo dalla tua occupazione principale. Sei un’insegnate 
Esattamente. Non sono approdata all’insegnamento secondo il percorso classico di una laureata in Lettere Classiche. Ho maturato la consapevolezza di essermi sempre sentita come una vecchia ragazza e non una ragazza vecchia… intendiamoci. 
Mi sento molto più vicina ai ragazzi e vivo un senso di relax e di consapevolezza che non credo proprio avrei avuto a 25 e a 30 anni. E mi fa dire di non aver mai aperto la porta di una classe senza sorridere, ma non perché sono forzata, ma perché sto bene, indipendentemente dalla classe, dall’indirizzo, non sto parlando di soddisfazione, ma di star bene in classe con loro.

È fondamentale perché i ragazzi lo respirano

Questo non significa che non valuti i ragazzi anche con dei 3, o non significa essere una prof. che avvalla tutto, ma vuol dire stare bene, parlare con loro, io so chi ha la morosa, chi non ce l’ha, chi si è lasciato. Non che sia un loro confidente, ma c’è un clima disteso, sereno e le lezioni sono sempre piene di discussioni.

Ci perdiamo nel parlare dei progetti che stiamo portando avanti e ne esce un panorama molto stimolante fatto di idee,  contaminazioni e intrecci vari che prendono anche il sopravvento sul nostro appuntamento, quindi riporto il focus su Tiziana e riprendiamo dalla sua personalità e proseguiamo…

Tiziana hai una personalità estroversa e poliedrica che nasce dagli stimoli e da molta curiosità

Io non potrei vivere senza stimoli, ma cerco anche di darne tanti, perché i ragazzi hanno bisogno di stimoli e noi dobbiamo avere occhi e antenne anche per loro.

FORMAZIONE

Qual è stato il tuo percorso formativo?

Io ho preso la laurea in Lettere Classiche con specializzazione in Archeologia perché mi è sempre piaciuto poter comunicare senza usare le parole. Se tu pensi all’archeologo: scava, trova stratigrafia di terra, di cocci e li interpreta, molto spesso senza la scrittura. E non ha niente, soltanto un oggetto dal quale deve far saltar fuori, in base alla sua interpretazione, un’informazione. È curioso che io insegni dalla mattina alla sera e non ho mai amato parlare.
Successivamente, quando mi sono laureata in Cerimoniale e Protocollo Diplomatico, ho compreso che è stato lo stesso motivo a spingermi, sono sempre state le mie due grandi passioni perché il cerimonialista fa parlare gesti e comportamenti, posizione delle bandiere, posizione dei posti a sedere in un convegno, ad una parata, dai simboli che espone… senza il bisogno di parlare. 

I simboli fanno parte della comunicazione perché “comunicano” appunto senza parlare, sono un’ulteriore espressione del linguaggio umano

È un campo da esplorare fantastico e affascinante. 

La tua passione per il cerimoniale però si è allargata al galateo

Il cugino del cerimoniale è il galateo, anche questo offre tantissime informazioni su di te, non solo sull’uso della forchetta a tavola, che pure la tavola è un palcoscenico, infatti, non a caso, molte aziende in fase di assunzione, propongono l’ultimo colloquio a pranzo, non tanto per vedere se sei capace di usare la forchetta, quanto per osservare le reazioni, ad esempio, simulando un imprevisto.  Il candidato ordina un petto di pollo, ma gli viene servito un filetto di pesce, si osserva se fa l’accondiscendente, sa benissimo di aver ordinato il pollo, ma si mangia il pesce e fa finta di niente. Oppure nel secondo caso si osserva una reazione eccessiva: “Ma come… io ho ordinato il pesce, ma no, ma come mai, c’è un errore…”. Nel terzo caso invece, si può assistere una reazione equilibrata: “Guardi io ho ordinato il pollo, ma va bene il pesce, non voglio creare problemi, tengo il pesce”.
Il galateo ti fa veramente capire quando saluti, come saluti, se sorridi con la bocca tirata o con gli occhi… ora con le mascherine da pandemia, dobbiamo per forza sorridere con gli occhi.

Quindi anche il Galateo, in questa sua accezione, è lo studio di un’ulteriore forma di espressività della persona, oltre a quelle già comunemente conosciute

Esattamente. Il galateo è una comunicazione formidabile, per me significa far conoscere e sdoganare il galateo contemporaneo, come una forma di comunicazione e non come un retaggio nostalgico, vecchissimo di abbinare la borsetta alle scarpe.

Come si impara il galateo? 

Per qualcuno è naturale, per altri, invece, prima di diventare naturale, c’è una parte che deve essere appresa. È simile all’imparare come si fa un dolce. Prima segui la ricetta passo-passo, anche l’inizio del galateo è tutta tecnica, ma poi, un pò alla volta, quando diventa tutto naturale, la ricetta del dolce non la guardi più, perché l’hai interiorizzata, ci fai delle varianti per metterci un pò di tuo, e diventa carisma. Il galateo è esattamente così. La mia missione è spargere questi semi ovunque.
I ragazzi vengono troppo spesso giudicati come maleducati, ma in realtà non capiamo che molto spesso hanno un canale diverso da quello delle persone adulte. Ai ragazzi dovremmo insegnare a capire il canale della persona che si ha davanti.
È un punto di domanda che dobbiamo creare nei ragazzi, non una critica.

Ci sono diverse sovrapposizioni tra quello che è il galateo contemporaneo e le tecniche di comunicazione 

Sì mi dai l’occasione per aggiungere un altro ambito affascinante che si insegna alle aziende, il business etiquette internazionale. Cioè “devo sorridere, o non devo sorridere?”; “devo dare la mano alla donna o non devo dare la mano?”; “devo guardarla negli occhi oppure no?”; “quanto lontana devo stare?”; “La saluto all’occidentale oppure con un inchino?”.
Ognuno può scegliere liberamente, viviamo in una società libera…

Ma chi segue chi?

La regola del cerimoniale dice che si segue il cerimoniale del suolo che si sta calpestando, se un cinese viene in Italia, in teoria dovremmo dargli la mano, a parte il discorso Covid o non Covid, quella è un’altra situazione, in realtà io racconto alle aziende che, se il cinese è un ottimo cliente, anche se sta pestando il suolo italiano, sei tu che devi andargli in contro.
Pensa a quando andiamo all’estero e incontriamo la guida che ci dice: “Da voi avete i Promessi sposi”; “da voi c’é O sole mio” ci fa piacere che questa persona sappia da quale cultura arriviamo. La stessa cosa succede quando uno straniero viene da noi e ama vedere che ci siamo preoccupati di imparare il loro saluto, ad esempio, o un piccolo inchino. Comunica cura, attenzione, empatia, interesse. Sono piccole cose che fanno una grande differenza e, nel caso dell’azienda, spesso portano alla firma del contratto, non dimentichiamo che c’è un aspetto proprio commerciale di questa disciplina.

Tiziana da dove nasce la tua passione per il cerimoniale? 

Ce l’ho da sempre, pensa che la terza laurea che voglio conseguire è in Antropologia, perché voglio andare alle origini di queste cose. Nei miei cerimoniali ho sempre sfruttato il metodo archeologico. Mi chiedo il “Perché?”, “Da dove arriva?” Io devo scavare nella regola, nell’usanza, scavare e scavare finché arrivo alla motivazione. Quando mi sono laureata in Archeologia osservavo le posizioni diverse dei corpi, gli anelli particolari nelle tombe, che spesso risalivano a comportamenti, non erano ornamenti veri e propri. Nel matrimonio romano c’era una specie di anellino di ferro, che si metteva nel pollice o nel medio, che poi si trasformava quando la ragazza non era più vergine, cioè voglio dire, si raccontava un rito. Ecco a me il rito affascina da morire, che sia un rito religioso, che va studiato storicamente come tale, che sia un rito legato alla monarchia, che ci fa inchinare davanti alla regina Elisabetta, oppure che sia il baciare la mano del Papa, anche lì c’è tutta una storia, che sia un saluto nato in Italia negli anni ’20 … quel bellissimo saluto che un maschio riservava ad una donna, toccarsi il cappello e alzarlo di un solo centimetro e guardare nella direzione della donna, per me è di un’eleganza inarrivabile.
Oggi molte persone pensano di eliminare certe etichette e protocolli, anche lo stesso Bauman, pensando ad una vita liquida.
Immagina una donna che deve andare ad una cena di lavoro. Nel galateo degli anni ’60 sarebbe stato scritto: “Passa a casa, cambiati completamente il vestito, cambia tutti i gioielli che hai addosso e soprattutto cambiati le scarpe, perché non puoi andare a cena con un tacco inferiore ai 10 cm, – ma al lavoro non puoi andare con un tacco superiore ai 6 cm -”, quindi la donna evidentemente lavorava vicino a casa, aveva il tempo per cambiarsi e rifarsi tutta la toilette e uscire a cena.
Adesso noi usciamo alle sette della mattina, accompagniamo i figli, facciamo la giornata in ufficio, poi andiamo anche a cena se dobbiamo farlo, senza mai passare per casa.  La nostra vita liquida e informale non significa “sformato” e questo va spiegato bene. Molti hanno paura della ritualità perché la leggono una cosa vecchia e stantia.

E quindi cosa andrebbe lasciato del galateo

A me affascina perché ci trovi una spiegazione, è il modo in cui ti trucchi la mattina, è quella routine che ti crea serenità perché sai come si fa, l’improvvisazione ti crea uno stress pazzesco.
Il galateo come lo intendo io, elimina lo stress dell’improvvisazione. Non esiste più il “si fa” e il “non si fa” anche perché “si fa” rispetto a cosa?
Quindi rito in assoluto no, ma ritualità da scoprire, valorizzare, dà una grande serenità.
Tutti noi abbiamo guardato e ci siamo affascinati dal Film Downton Abbey, ora ho visto che danno anche la serie, ma non è bella come il film. Narra di una famiglia inglese con tanto di maggiordomi, ecc. e ogni volta che si riuniscono per cena, devono cambiarsi per trovarsi tutti composti a tavola.
L’apparecchiatura è meravigliosa, così come il modo di servire del maggiordomo, insomma si vive in un’altra dimensione, ma il rito non è questo! Intendiamoci.

Grazie a te Tiziana e ad alcuni personaggi televisivi, stiamo riportando la bellezza nelle tavole

Ma anche nei bambini! Per anni con la mia Associazione Prìncipi e Princìpi, che ora non posso più seguire, ho creato dei momenti in cui i bambini apparecchiavano la tavola e non significa avere stoviglie preziose, servizi della nonna, però per esempio si trasferiva la bellezza di improvvisare un sottopiatto con un cartoncino colorato che stava bene con la tovaglia, mettere un centro tavola con un pò di mele, un pò di limoni e un pò di noci o dei fiorellini raccolti nel campo, una rosa in una bottiglia di Coca Cola finita, sono tutte attenzioni che hanno a che fare con il senso della cura. La cura è una delle cose più rilassanti, perché ti senti bene in quel momento lì e poi fai una cosa bella per le persone a cui vuoi bene.
Anche in classe quando siamo stanchi tiro fuori dalla borsa una mela o una banana e faccio tagliare la frutta ai ragazzi con l’uso delle posate e diventa un modo per distogliere la mente e piace moltissimo perché i ragazzi poi mi fanno molte domande.
Alcuni mi chiedono consigli per telefono “Questa sera esco con una ragazza che mi piace sul serio, la camicia bianca va bene?

Tiziana mi interessa capire un’altra cosa. Le delegazioni estere ricevute dai ministeri, per esempio, a quali figure si rivolgono per ricevere?

Al cerimonialista del Quirinale, di Palazzo Chigi perché oggi ogni istituzione ha un cerimonialista. È una professione che si impara quasi per tradizione orale, è un lavoro  tramandato, assolto dall’ufficio del protocollo, dalla segreteria del sindaco, ecc.

Mi sembra assurdo che ci sia una tradizione orale presso le istituzioni

E tieni presente che l’Italia ha inventato i cerimoniali. È uno dei cerimoniali più antichi. Il consigliere Massimo Sgrelli è stato per trent’anni capo del cerimoniale di palazzo Chigi. Lui scrive e Il cerimoniale, pubblicato in moltissime edizioni, è la Bibbia per ogni cerimonialista, tutti noi cerimonialisti lo conosciamo a memoria, poi ci sono altre branche, però lui ha creato questa disciplina. Pensa che Sgrelli è stato chiamato dalle Repubbliche Baltiche quando hanno ottenuto l’indipendenza per creare un cerimoniale di Stato che loro non avevano. L’Italia ha una grande tradizione, ma fino ad oggi era uno dei pochissimi paesi in Europa dove il cerimoniale non si studiava all’Università, ma veniva tramandato. Ma per fortuna ora grazie all’Università La Sapienza di Roma, alla collaborazione con ANCEP (Associazione Nazionale Cerimonialisti Enti Pubblici) e con l’Accademia Italiana del Galateo, il 25 Marzo p.v. partirà il Master “Cerimoniale, Galateo ed Eventi Istituzionali” anche all’Università. Di recente in ANCEP mi è stato affidato un importante incarico di coordinamento dei Dipartimenti dell’Associazione.

Congratulazioni e complimenti Tiziana. Mi fai dire che un pò tutti noi dovremmo conoscere il cerimoniale, quello a cui a volte assistiamo alla televisione o a qualche commemorazione dello Stato

Sì bisognerebbe interrogarsi sul perché alcune bandiere hanno dei cerchietti e altre no, cosa vuol dire che alcune hanno il pennone fatto in un modo e altre in un altro. In una sfilata di bandiere qual è il paese che esce per primo?
Dipende dalla cerimonia dal luogo dove ti trovi, per esempio a Vicenza, la bandiera, il gonfalone di Vicenza, è l’unica in Italia che è stata insignita due volte al valore militare. In una sfilata di tipo militare, Vicenza esce per prima, anche davanti alla capitale. Questo dovrebbe far parte anche di un sano sentimento che ci accumuna, va insegnato ai bambini, ma non per instillare sensi si appartenenza nazionalistica, m pera un sano senso di appartenenza.

Tiziana volevo fare un passo indietro e proseguire dal tuo percorso formativo, qual è stato? A me piace conoscere la strada, il percorso, la direzione o le direzioni prese
 
All’Università di Padova ho fatto Lettere Classiche e poi Archeologia, per quanto riguarda invece Cerimoniale e Protocollo Diplomatico, ho studiato prima all’Università di Catania, che è l’unica in Italia che ha questo tipo di laurea, si chiama “Teorie e Tecniche del cerimoniale” ed è una Facoltà interna a Scienze Politiche. Ci sono delle Accademie militari che formano soprattutto nel cerimoniale militare e finalmente, e ti prego di riportarlo, c’è ANCEP (Associazione Nazionale Cerimonialisti Enti Pubblici) che, in collaborazione con l’Università La Sapienza hanno istituito il Master “Cerimoniale, Galateo ed Eventi Istituzionali”, è una novità assoluta. Quest’anno è partita la prima edizione del Master. Negli gli anni precedenti esistevano dei corsi di specializzazioni, ma non un vero e proprio Master.

VITA + LAVORO

Per far capire che dietro alla tua passione c’è comunque un duro lavoro, quali sono state le tue difficoltà, i tuoi sacrifici, le tue rinunce

Io sono una persona che ama studiare e se mi chiudessero dentro ad una biblioteca come Leopardi, sarei felicissima. Detto ciò per me è stato un sacrifico enorme quando dovevo insegnare in Sicilia, dove avevo fatto un bel percorso, ho dovuto lasciare perché da mamma con due bambini e l’allora marito che viaggiava moltissimo per lavoro, non potevo lasciare i figli alle baby sitter. Non li ho fatti a quarant’anni per  lasciarli alle baby sitter e quindi ho lasciato. Mi sono lacerata il cuore, ma non perché non volessi bene ai miei figli, ma ero riuscita finalmente ad essere pagata nel fare il lavoro che ami con tutta te stessa, per me è stato difficilissimo.

Questo succede di più alle donne?

Senza ombra di dubbio. La donna è chiamata a scegliere.
Ogni volta che partivo per questo insegnamento, stavo fuori per due giorni, e per me diventava difficile nel lungo periodo. I salti mortali li faccio sempre: per arrivare ad un appuntamento, per rispondere al telefono ad un genitore che ha bisogno di parlarti delle difficoltà del figlio. Ci sono diversi problemi intorno a questi ragazzi e bisogna essere all’altezza di insegnare. Fare l’insegnante non è un lavoro di ripiego. 

Cosa bolle in pentola Tiziana?

Voglio rimanere a scuola con i ragazzi il più possibile.
E poi è andato benissimo il primo libro che ho scritto Fashion Fork , è quasi un cartoon in cui si spiega in modo semplice l’etichetta. Tra pochissimo sarà pronto il secondo e penso che sarà presentato per la fine di Maggio.
L’obiettivo di questo libro è quello di avere sempre la stessa protagonista Miss Fork che cambia paesi. È una strategia per dare le indicazioni di etichetta e di comportamento internazionali che si devono adottare in situazioni e a contatto con persone di diverse culture ed etnie.
Migliorare la comunicazione interculturale, riduce certe prese in giro che vedo anche tra i bambini perché hanno una pelle diversa, abitudini diverse, cibo diverso.
Una presa in giro di questo tipo è accaduta a scuola dove un bambino mangiava le palline di riso speziate, mentre i suoi compagni avevano il toast, che magari lui non poteva mangiare per questioni religiose. La situazione in parte si è risolta grazie anche alla disponibilità di una mamma. Si sono preparate palline di riso che poi sono state offerte e spiegate a tutti i bambini.
È un modalità di entrare nella mentalità globalizzata che, per quanto lo scrivano i giornali che siamo globalizzati, non lo siamo per niente, o meglio, non lo siamo per le cose che contano.
Il mio obiettivo è di creare la maggior chiarezza possibile fra culture diverse che, per volere o per caso, vivono nel tuo paese, nella tua corte, nel tuo condominio.
Per me è ricerca continua, la lingua è in progress e confrontarsi con parole nuove, soprattutto con gli adolescenti, perché sono loro che creano benzina con le parole nuove, ed è per questo che mi piace stare con i ragazzi perché con loro è sicuramente di più quello che imparo rispetto a quello che insegno.

Tiziana dove si può trovare il tuo libro?  Se ricordi l’ho regalato per Natale ad alcune amiche con la tua dedica personalizzata. È stato molto apprezzato

Lo trovi in tutta Italia e se non c’è, il giorno dopo arriva. Inizierò a breve con il piano di presentazioni del secondo e non ho voglia di farlo online. Ho in mente serate, pomeriggi nelle librerie e in negozi completamente diversi, vado ovunque perché in qualsiasi luogo dove mi trovo, ne escono aneddoti curiosi. Per il salone del parrucchiere ho molti aneddoti sui capelli.

E chi ti ferma più Tiziana, anche se in questo momento so che sei molto sotto pressione per i molti impegni che hai

Altroché! Lo stress lo pago tutto. Ma a volte la fragilità rende ancor più sensibili. La sensibilità è una tra le doti più grandi che possiamo avere, perché ti dà la possibilità di capire la persona di fronte, anche se non parli la sua lingua, anche se fai delle gaff, anche se sbagli gli atteggiamenti, però una persona capisce sempre se sei in buona fede.
Bisogna avvicinarsi alle persone con delicatezza d’animo, perché noi abbiamo un sacco di punti esclamativi nella testa, e invece dovremmo avere molti più punti di domanda.

Le domande giuste sono più difficili da formulare

Urliamo e basta, pensiamo poco. Omero diceva che quando usciva una parola sbagliata, lui diceva: “Quale parola ti è uscita dal riparo dai denti?”
Se noi sapessimo che i nostri denti potrebbero essere un riparo per le parole sbagliate, troppo precipitose, tu pensa che ricchezza avremmo, pensare che il nostro dente è uno scudo per evitare le figuracce.

E ci terrebbe lontano dall’impulso. Grazie Tiziana è sempre un piacere ascoltarti.

È un libro unico nel suo genere. Si apre con un breve e frizzante romanzo, e poi diventa, nella seconda parte, un vademecum di galateo finalmente moderno e al passo con i tempi. Pensato e scritto per rispondere alle domande dei ragazzi di oggi, poco, anzi, per nulla, interessati alle regole vecchia maniera, ma desiderosi di fare bella figura con i prof e in classe, davanti a una commissione d’esame o in viaggio all’estero.

Hai già conosciuto le protagoniste dei racconti della settimana dell’8 Marzo di quest’anno?

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